Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
[ 13 cento anni, un’occasione preziosa per narrare la storia della parte più operosa e solidale della Valle d’Aosta. Il libro diventa così una lente di ingrandimento per leggere quanto le lavoratrici ed i lavoratori hanno fatto per loro stessi in quanto ”classe”, ma anche per la cultura che hanno saputo produrre con la difesa e l’affermazione degli interessi generali e dei diritti di tutti. E soprattutto per comprendere come la sinistra ed il movimento operaio hanno radicalmente modificato le regole collettive e fatto crescere il sentimento di dignità nel “Pays d’Aoste”. La ricerca, attraverso gli scritti autorevoli di intellettuali, storici e dirigenti sindacali valdostani, attingendo materiale ed indicazioni dall’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta, racconta le vicende del movimento operaio partendo dalla nascita delle sette società valdostane di mutuo soccorso sorte a cavallo tra la seconda metà dell’800 ed i primi anni del 900. Una fase “presindacale” caratterizzata dallo sviluppo delle prime forme di associazionismo operaio, sorte con lo scopo di fornire assistenza ai soci in caso di malattia, di infortunio e di vecchiaia, con l’esclusione al ricorso alla lotta di classe. Con l’inizio della rivoluzione industriale si avverte però la necessità di combattere le ingiustizie sociali mediante forme di lotta organizzate che vedono protagonisti non solo i lavoratori dell’industria manifatturiera, ma anche i lavoratori dell’agricoltura, dei trasporti, dell’edilizia, dei servizi. Per rispondere al bisogno di forme di organizzazione e di rappresentanza dei lavoratori di ogni territorio, vengono costituite, a partire dal 1891, le Camere del Lavoro. Sotto questo impulso, il primo gennaio del 1905, un falegname rientrato in Valle dopo una lunga emigrazione in Francia, Clement Créton, fonda la Camera del Lavoro di Aosta. L’anno dopo, con il Congresso di Milano del 29 settembre, nasce la Confederazione Generale del Lavoro. L’età giolittiana, la prima guerra mondiale ed il “biennio rosso”, la violenza fascista con la clandestinità e l’esilio, la seconda guerra mondiale e la lotta di liberazione, le grandi lotte operaie del dopoguerra con i licenziamenti e con le traumatiche scissioni sindacali fanno da sfondo agli interventi degli autori ed alle loro profonde analisi sui fenomeni che hanno caratterizzato lo sviluppo di questa Regione non soltanto sotto l’aspetto storico-politico, ma anche sotto il profilo economico, culturale, sociale. I temi affrontati, che spaziano dall’industrializzazione ai fenomeni migratori, dalle lingue e dialetti alle donne nel mondo del lavoro, dai mutamenti demografici allo sviluppo del territorio, dalla lotta di classe alla lotta per l’autonomia, oltre alle preziose testimonianze biografiche, offrono elementi di originalità ed attualità straordinari. Fanno emergere, da un lato, il grande coinvolgimento della Valle d’Aosta nella storia dell’Italia contemporanea, dall’altro la peculiarità di un popolo che ha saputo in ogni circostanza, anche la più buia, mantenere alti i valori della propria cultura e delle sue tradizioni. E poi dalla ricerca emergono i nomi dei protagonisti. Donne e uomini rappresentati nel bene e nel male, con le loro debolezze e le loro virtù, senza ombra di retorica. È evidentemente impossibile citare tutti i protagonisti ed i fatti a loro collegati che hanno caratterizzato l’intenso cammino della CGIL valdostana. Un cammino simmetrico rispetto alle vicende della Resistenza per il forte contributo dato dal movimento operaio alla lotta di Liberazione, con i nostri caduti, i Partigiani della Sinistra, che questo bel libro contribuisce a non far dimenticare. Ritornano alla memoria, forse un po’ colpevolmente sopita, i nomi, fra gli altri, di Mario Colliard, Èmile Lexert, Giorgio Elter, Aurora Vuillerminaz, Gianfranco Sarfatti, Valerio Betti, Mario Creazzo, Maria Gechele, Mirko Cerise. E tra coloro che sopravvissero alla guerra ed alla repressione troviamo quelli, i partigiani-sindacalisti della Cogne, che formeranno i gruppi dirigenti della CGIL e dei partiti della sinistra nel dopoguerra: Amedeo Pepellin, Primo Ciocchetti, Sergio Graziola, Mario Colombo, Giovanni Chabloz, Claudio Manganoni, Candido Vacher, il comandante Giulio Ourlaz… I cento anni della CGIL valdostana sono dunque un traguardo che dà il segno dell’importanza e del radicamento di questa realtà nella nostra Regione. Significa che alla base dell’avventura iniziata nel lontano 1905 vi sono valori identitari basilari per riconoscersi e sentirsi parte di questa Comunità. Vi è innanzitutto la solidarietà, che ha contraddistinto e continua ad essere parte integrante del nostro agire e che è alla base, nel segno della confederalità, delle politiche rivendicative e del nostro modello di rappresentanza. Ma vi sono anche la cultura ed il dialogo su temi sociali, politici ed economici, attività ed iniziative che consentono la crescita e lo scambio di idee nel rispetto reciproco. Infine, ultimo ma non meno importante, l’incentivo forte che la CGIL dà alla politica dei servizi, soprattutto rivolta alla tutela delle persone come gli anziani, gli immigrati, i lavoratori precari, i disoccupati, gli inabili, che risultano più svantaggiate. L’impegno ed il sacrificio individuale di coloro che hanno contribuito a celebrare questo compleanno è prezioso per la Valle d’Aosta e per il Paese. Ciascuno di noi deve continuare ad operare avendo sempre presente questi esempi, questi punti di riferimento così importanti per la nostra Comunità. È altresì significativo lasciare un segno del passato con questa pubblicazione, che racchiude i momenti e gli episodi più salienti di questi cento anni, per raccontarli ai nostri giovani e per non disperdere il vastissimo patrimonio raccolto che, ne siamo certi, continuerà ad arricchirsi, giorno dopo giorno, anche nel futuro.
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