Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
l’applicazione dello Statuto Speciale della Valle d’Aosta e per il rafforzamento dell’Autonomia Regionale”. La prima è la “richiesta al Governo affinché fissi con carattere d’urgenza la quota di riparto fiscale spettante alla Regione”, la seconda “l’applicazione dell’art. 14 dello Statuto Speciale con emanazione della Legge per il riconoscimento della Valle d’Aosta quale Zona franca”. Nel Congresso fu stigmatizzata con un’inusuale presa di posizione la “stolta manovra tentata recentemente (dal Governo Nazionale, ndr) di limitare i diritti bilinguistici respingendo la legge regionale che richiedeva per i medici condotti la conoscenza della lingua francese” 64 . Tra i delegati al Congresso compaiono dei quadri la cui presenza caratterizzerà per lungo tempo la vita dell’organizzazione: Mezzanotte Orlando, esponente di punta dei “Partigiani per la Pace” e responsabile della FIDAT CGIL (telefonici); Guariento dello SFI (ferrovieri), a tale proposito è il caso di ricordare che dal 1951 il Genio Ferrovieri iniziò a gestire la linea ferroviaria Chivasso- Aosta e solo recentemente si è tornati alla gestione del personale civile dopo una battaglia politico-sindacale più che trentennale. La nuova segreteria della Camera del Lavoro era composta da Ciocchetti, Colombo e Giuseppe Ravina nominato poi Segretario Generale al posto di Ciocchetti. Le ragioni di tale scelta sono intuibili dalla lettura del comunicato stampa allora emesso: “La Commissione Esecutiva, a nome dei lavoratori della Valle d’Aosta, porge alla Camera del Lavoro di Torino ed alla FIOM provinciale i più vivi ringraziamenti per il grande e fraterno aiuto dato al movimento operaio della Valle d’Aosta lasciando che il compagno Ravina venisse a dare il suo apprezzato contributo di esperienza sindacale alla Segreteria della Camera del Lavoro di Aosta” 65 . Ravina era un sindacalista di indubbio rilievo. Fu uno dei protagonisti della ricostruzione della CGIL a Torino nel dopoguerra e in quanto Segretario dei chimici fece parte del primo esecutivo camerale della Provincia di Torino, dove si verificarono le iniziali tendenze scissioniste della corrente democristiana. Firmò con Di Vittorio, Roveda, Bitossi, Teresa Noce ed altri la “ Mozione degli attivisti sindacali comunisti” cioè l’atto costitutivo della componente comunista della CGIL , presentata nel marzo 1947 al Congresso della Camera del Lavoro di Torino che anticipò di pochi mesi il primo ed unico Congresso Nazionale unitario della CGIL . Quindi il suo trasferirsi ad Aosta, dove rimase sino al IV Congresso del 1955, rispose all’esigenza di rafforzare politicamente la struttura che si accingeva ad affrontare la fase più difficile della sua storia. La venuta di Ravina ad Aosta ebbe degli strascichi polemici, infatti sul periodico dell’Union Valdôtaine nella parte dedicata alla “ Vie syndicale” si accusò la Camera del Lavoro “ de liquider tous les éléments valdôtains qui se trouvaient à sa tête. Désormais les intérêts des travailleurs valdôtains et le développement de notre autonomie sont confiés par la CGIL à un syndacaliste communiste de Turin. Ouvriers et employés valdôtains qui avez voté pour la CGIL , qu’en pensez-vous?” 66 . La replica della Camera del Lavoro fu altrettanto dura, giudicando “infantile e ridicola speculazione di carattere sentimentale e campanilistico svolta dall’ U.V. a seguito dell’immissione del compagno Giuseppe Ravina nella Segreteria Camerale. Il Consiglio generale dei Sindacati mentre si rifiuta di polemizzare su queste basse speculazioni afferma al tempo stesso che tali manovre sono il frutto di uno spirito scissionista fatto con finalità politiche per dividere i lavoratori nel campo sindacale” 67 . Nel novembre ’52 la Camera del Lavoro dovette traslocare nella sede di via E. Aubert 65 a causa dello sfratto dalla Casa del Popolo subito dalle organizzazioni politico- sociali che vi si erano stabilite dopo la Liberazione. In tale sede la CGIL rimase sino al 1980, prima del suo penultimo trasferimento in via Bramafan. Nell’inverno 1952/53 il dibattito che infuriò sulla legge elettorale maggioritaria proposta da De Gasperi, poi respinta dall’elettorato, coinvolse anche i sindacati. La legge si proponeva di stabilizzare l’alleanza di governo attribuendo un cospicuo premio in seggi parlamentari per i partiti “apparentati” che avessero raggiunto il 50% più uno dei voti, col conseguente ridimensionamento dell’opposizione di sinistra. La CISL seguì senza riserve l’iniziativa elettorale della DC , mentre la CGIL sostenne l’azione parlamentare dei comunisti e socialisti contro la nuova legge elettorale, promuovendo una serie di agitazioni. La convinzione della CGIL era che una volta stabilizzatasi con il nuovo meccanismo elettorale, la maggioranza governativa potesse avere la mano libera in Parlamento per una attuazione restrittiva degli articoli della Costituzione riguardanti la rappresentanza del sindacato ed il diritto di sciopero. [ 99 64) Le Travail n. 15, 22.10.52. 65) Idem. 66) Union Valdôtaine, n. 151, 8.11.52.
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