Analisi Economica della Valle d'Aosta Ottobre 2019
LA CRISI DEMOGRAFICA 9 ✓ Un aspetto che frena il potenziale di crescita dell’economia valdostana è il disequilibrio generazionale prodotto dall’invecchiamento demografico. La Valle d’Aosta, nel contesto generale di invecchiamento della popolazione italiana (che è ormai il paese più anziano del mondo dopo il Giappone), presenta un livello di senilizzazione più alto della media, avendo una percentuale di ultra-sessantacinquenni del 23,8% (il valore nazionale è del 22,8%) e una percentuale di giovani under 15 del 13,1% (pressoché pari a quella italiana). Le proiezioni demografiche indicano che nel 2030 i cosiddetti anziani con almeno 65 anni saranno il 27,7% e nel 2040 il 32,7% (fonte: proiezioni ISTAT). L’analisi condotta suddividendo il territorio regionale in quattro fasce corrispondenti alla dimensione del comune, mostra che il Capoluogo (l’unico con più di 20.000 abitanti) presenta uno stadio più avanzato del processo di senilizzazione, con una percentuale di anziani del 27,3%. Seguono i piccolissimi comuni fino a 1.000 abitanti (23,5%), quelli da 3.001 a 5.000 (22,7%) e quelli da 1.001 a 3.000 (22%). Si presenta quindi una nota «relazione a U», riscontrabile anche in altre zone del Paese, tra la dimensione demografica del comune e il suo tasso di invecchiamento. Questi processi hanno delle ricadute importanti sulla disponibilità di forza lavoro, soprattutto di quella giovane e con elevati livelli di istruzione: la popolazione in età attiva è in progressiva riduzione ed è sempre più anziana; si ingrossano, d’altra parte, le fila degli inattivi che si sono ritirati dal lavoro. Lo stato di invecchiamento di molti piccoli comuni, inoltre, non favorisce lo sviluppo dei servizi e delle infrastrutture nelle aree più periferiche – soprattutto in quelle con limitata vocazione turistica – che vivono una situazione di depauperamento demografico non congeniale alla permanenza della distribuzione commerciale. L’abbandono demografico di questi luoghi si traduce in molti casi nell’abbandono delle attività e in una perdita di economicità dei servizi locali, generando un circolo vizioso difficile da arrestare. ✓ Anche nel corso del 2018, per il quinto anno consecutivo, la popolazione valdostana è diminuita (di 536 unità, ovvero dello 0,4% tra il primo gennaio e il 31 dicembre). Le ragioni del calo demografico che investe ormai la maggior parte delle aree italiane sono rintracciabili nel peggioramento della dinamica naturale (il tasso di mortalità in continuo aumento per effetto dell’invecchiamento, il calo delle nascite) e nella debolezza della dinamica migratoria. Il saldo migratorio della nostra regione con il resto del Paese è uno dei più bassi del Centro-Nord (+0,1 per 1.000 abitanti la media del triennio 2016-2018). Inoltre presenta il saldo migratorio complessivo più basso di tutte le regioni centro-settentrionali (+2,1 per 1.000 abitanti nella media triennale), mostrandosi poco attrattiva per gli stranieri, che costituiscono soltanto il 6,6% dei residenti: percentuali più contenute si rilevano soltanto nelle regioni meridionali. La bassa presenza straniera in Valle d’Aosta può essere spiegata, in parte, dall’assenza di grandi insediamenti urbani e produttivi ed anche, come si argomenterà in seguito, dalla scarsa disponibilità di abitazioni e dall’elevato costo della vita. I trasferimenti di residenza verso l’estero hanno seguito un trend crescente, passando dai 249 del 2012 ai 473 del 2018: la Valle d’Aosta origina flussi di emigrazione sempre più consistenti, che secondo la letteratura in materia riguardano persone con un alto livello di capitale umano. Anche i trasferimenti in Regione di persone provenienti da altri Paesi, tuttavia, sono in ripresa. Nel 2018 sono stati 723, raggiungendo il picco degli ultimi sette anni.
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