Il mercato del lavoro in Valle d'Aosta
appare estremamente influenzata (ancor più che nel resto d’Italia) dagli sgravi fiscali concessi per le assunzioni o trasformazioni in contratti a tempo indeterminato. Secondo: i nuovi contratti a tempo indeterminato “a tutele crescenti” difficilmente possono considerarsi lavoro “stabile”, dato che prevedono comunque la ampia possibilità per il datore di lavoro di licenziare un assunto a tempo indeterminato tramite un esborso economico. Gli effetti occupazionali reali potranno quindi essere valutati alla scadenza degli sgravi, fra 3 anni. Un primo indizio sul fatto che gli effetti del combinato disposto Jobs Act – esoneri contributivi possano essere di breve durata viene dai dati INPS su gennaio 2016, che mostrano come nel mese (con i nuovi sgravi fiscali in vigore, di molto inferiori a quelli precedenti) il saldo dei nuovi contratti a tempo indeterminato sia nullo (negativo se consideriamo le sole assunzioni e cessazioni). Un dato emerso dall’indagine INPS che merita certamente attenzione è quello sui voucher. Inizialmente pensati come uno strumento limitato ad alcune categorie e settori, utile a far emergere situazioni di lavoro sommerso, i buoni lavoro hanno visto progressivamente estendersi il loro ambito di utilizzo (sia in termini di settori che di soggetti coinvolti). A livello nazionale il loro utilizzo è letteralmente esploso durante la crisi, e la Valle d’Aosta non ha fatto eccezione in tal senso, mostrando un aumento delle vendite del 110 per cento fra 2013 e 2014 e del 54,4 per cento fra 2014 e 2015. La preoccupazione emersa fra diversi osservatori del mercato del lavoro è che i voucher, contrariamente a quanto previsto dal legislatore, stiano andando a sostituire alcune forme contrattuali che offrono maggiori garanzie (come il contratto di lavoro a chiamata o i contratti part-time). I dati contenuti nell’ultimo report pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali mostrano come commercio, turismo e altri servizi siano i settori in cui si fa più uso dei voucher. Non casualmente questi sono anche i settori in cui si evidenzia un più alto rischio di sostituzione fra voucher e altri tipi di contratto. Vista la rilevanza che questi settori hanno all’interno dell’economia valdostana (sovradimensionata rispetto al dato nazionale) urgerebbero dati disaggregati su base regionale per valutare se e quanto questi fenomeni siano all’opera anche in Valle d’Aosta. L’analisi settoriale ha evidenziato come il processo di terziarizzazione dell’economia valdostana sia stato accelerato dalla crisi. In un contesto di generale sofferenza dell’economia valdostana (il numero di imprese attive si è ridotto progressivamente dall’inizio della crisi e anche nel 2015 il saldo fra imprese iscritte e imprese cessate è risultato negativo), il settore agricolo e quello delle costruzioni sono stati quelli che hanno sofferto maggiormente. Anche il settore manifatturiero ha visto diminuire il numero di imprese attive, più contenuta invece la perdita dei servizi. Queste dinamiche si specchiano in quelle occupazionali: costruzioni, agricoltura e industria in senso stretto hanno visto ridursi in maniera considerevole il numero di occupati rispetto al 2008, mentre i servizi hanno registrato una crescita. Questo trend si è confermato anche fra 2014 e 2015. Vi sono alcuni aspetti problematici da segnalare per il tessuto produttivo regionale. In primis c’è il fatto che la maggior parte delle imprese locali sia di piccole e piccolissime dimensioni e abbia una scarsa propensione all’export. Aspetti, questi, che potrebbero essere correlati con la propensione all’innovazione più bassa della media nazionale mostrata dalle imprese valdostane. Va inoltre sottolineato che il tessuto produttivo mostra una grande dipendenza dalla componente pubblica. Questo potrebbe provocare problemi futuri, dato la restrizione delle spese prevista per il 2016 e il 2017 nel bilancio regionale. In conclusione, benché la Valle d’Aosta si trovi in una posizione privilegiata rispetto al resto d’Italia dal punto di vista di molti indicatori (ad esempio per quanto riguarda il PIL pro-capite o il tasso di occupazione), non bisogna sottovalutare le varie criticità che emergono dall’analisi del mercato del lavoro né le potenziali problematiche future evidenziate nel corso di questo rapporto. ! ! ! ! 19
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTczNjg=