Formazione e informazione Giugno 2012
5 n. 2 bollettino FILLEA - 11 giugno 2012 in Italia, a favore solamente della grande finanza e dei grandi sistemi industriali Fiat in testa. Regali alle grandi corporazioni, tagli ai lavoratori e pensionati, aumenti spropositati di bollette e benzina, senza contare rincari sui beni di consumo tramite gli aumenti dell’iva, portano sicuramente ad una pericolosa stagnazione dei consumi, favorendo solamente il proliferare di forme di illegalità diffusa. In situazioni come queste non tolleriamo affatto il comportamento del Governo sulla legge da realizzare contro il proliferare della corruzione, legge peraltro più volte chiesta dalla Commissione Europea, in questo caso non si interviene come con le pensioni o con il lavoro, ma si rimane sempre sul “non me lo ricordo”, questo comportamento porta a pensare che l’argomento rimane un tabù in Italia. Quindi, da qui torniamo a dire: prima di fare una riforma del lavoro che taglia solo ai lavoratori, cerchiamo di capire cosa intendiamo fare con la mancanza di un vero Welfare per il lavoro, un sistema di sostegno a lavoratori ed imprese capace di accudire sia il lavoratore che l’impresa nei momenti di crisi. Un sistema come quello dei paesi nordici sarebbe bello, ma sempre di sogni parliamo, perché capire che in Danimarca, piuttosto che in Germania, una persona che perde il posto di lavoro viene accompagnato con un sistema di welfare alla ricerca di un nuovo lavoro in poco tempo, questo perché gli uffici di collocamento sono altro, perché le imprese hanno altre tutele ed hanno investito sulla ricerca per avere un futuro, quindi in quei paesi il lavoro esiste ancora. Mentre in Italia non si è investito, non si è voluto aiutare le imprese a farle uscire dalle crisi, ma ancora oggi dalle affermazioni di Fornero: “se una impresa è cotta deve chiudere”, si capisce cosa si intende per welfare in Italia. Se una ditta è in difficoltà, in questo paese da decenni si è sostenuto di “prendere il sacco e scappa”, questo è il welfere in Italia, si è istruito i padroni a diversificare la produzione, non fare tutto il prodotto dalla materia prima al prodotto finale in casa, ma farlo dove costa meno, con diritti inferiori ai lavoratori, così si e demolito tutto, non si è investito, non si è fatto in modo di creare alternative interne. Con un sistema industriale ridotto al lumicino, viene naturale capire che non potremmo mai più competere sull’assemblaggio dei prodotti, con paesi come Cina ed India in testa. L’Italia non può uscire dalla crisi solamente togliendo diritti ai lavoratori, non potrà essere competitiva senza ricerca. Il Ministro Fornero, ha affermato che non è più tollerabile che un lavoratore stia a casa pagato senza che sia attivo alla ricerca di un lavoro, ma forse la Professoressa non vive in Italia, o meglio vive in un mondo non collegato con la realtà. I lavoratori licenziati perdono la propria identità, quando non c’è lavoro non c’è dignità, e dire che non è più tollerabile che un lavoratore stia a casa pagato dagli ammortizzatori sociali nel contesto attuale dove lavoro non ce né, sia veramente fuori luogo, credo, invece, piuttosto venga spontaneo dire che la scelta del Ministro di non rendere più un licenziamento nullo, e quindi di non poter più dare la possibilità ad un lavoratore licenziato ingiustamente di essere reintegrato al suo posto, sia la VERA INGIUSTIZIA. Si sostiene che tutto ha un prezzo anche la propria dignità. In questo caso credo che il popolo italiano non sia e non deve essere d’accordo, la dignità di un popolo non ha un prezzo, perché siamo un paese democratico e la dignità delle persone significa libertà. Qui di seguito un breve specchietto delle principali novità della riforma del mercato del lavoro. Licenziamenti: il licenziamento potrà avvenire per motivi economici, attinenti all’attività produttiva e all’organizzazione del lavoro. Possono poi esserci i licenziamenti per motivi disciplinari, e per questi il giudice potrà decidere se serve un indennizzo o il reintegro. Per motivi discriminatori il giudice decide il reintegro. Il ruolo del giudice resta centrale nelle controversie di lavoro. Sarà infatti il magistrato a decidere sulle indennità previste in caso di licenziamento economico, salvo una provata illegittimità del provvedimento adottato dalla azienda, dove il giudice darà come sanzione il reintegro del lavoratore al proprio posto.
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